Ci sono luoghi le cui storie si perdono negli anni e pur cercando di riesumarle non avranno mai l’odore che si portavano addosso. Non ci sono più gli occhi fermi e i capelli impolverati dei bambini minatori, le ossa rotte dei portatori di zolfo, il tanfo e l’umidità che incancrenano il respiro, i pantaloni puliti dei padroni, le mani in tasca dei commercianti, le notti che venivano a recuperare l’umanità perduta. Sono rimasti solo i luoghi del benessere di pochi e dello sfruttamento di tanti, e sono luoghi fermi, chini, zitti. La villa in alto e le miniere in basso. Quasi a ricordare che ogni eventuale speranza di riscatto non sarà mai data.