Ho attraversato Venezia a marzo, con il vento che si mormorava come un veneziano stanco dei passi e degli occhi stranieri, e con l’acqua leggera di una pioggia fugace e amabile.
L’ho percorsa senza una meta in tasca e senza ombrello, ho atteso il sole e la sera camminando adagio e ho compreso le carezze degli amici che si ritrovano. Venezia si nasconde ma allunga le mani per farsi riconoscere e scivola negli occhi come l’acqua nota di gondola, come la sorpresa negli occhi di laguna, nel respiro di acqua che sale e scende.
Ho attraversato Venezia a marzo, quando il tempo si allunga e la luce tentenna, quando il suono della vita si fa scia di barca e si fa osservare, quando il respiro ti rema dentro e ti lasci attraversare da una Venezia che vorresti nascondere.
[7 nov 2015]