Il tempo e il punto

Il tempo nuota qui davanti, le ore lunghissime come treno merci che stanca a finire o i minuti brevi dei pensieri illusori, nuota e rilancia se stesso come moneta da usare ancora una volta.

Ma sto seduto e fisso un punto.

Mi inganno a pensare che tutto sia fermo, il punto, io, la vita, il suo tempo. Mi scivola addosso, pochi istanti alla volta, come sospinto da un vento tenace, sputi d’aria che portano suoni che si srotolano, che vagano e che muoiono, mi scivola addosso come goccia preziosa mentre fisso il punto e non mi muovo.

Ci sarà un dopo caldo come una minestra o gelerò anche le parole che vorrei dire, parole altre, mai sentite prima?

Distolgo gli occhi dal punto e il pensiero riprende una storia trascurata insinuandosi nei ricordi. Mi hanno distratto le certezze sbandierate dei “non si può” e dei “che vogliate o no è sempre stato così”, e gli argomenti imbrattati da disegni divini e nefandezze umane, mi hanno distolto le bandiere e i cori lontani, il colore banale del vivere sigillati. E nel frattempo il tempo ha continuato a nuotare, le ore come treni e i minuti beffardi.

Adesso è il punto a fissarmi come a rimproverarmi per l’inerzia che ho cucita addosso. Ma pensare non è inerzia, ricordare ancor meno, è fatica raccogliere attimi dispersi e trascinarli ancora qui dentro, è fatica roteare il pensiero per indirizzarlo al di là del punto, della parete, del tempo che nuota allegro e indifferente, è fatica confezionare un segmento di parole buone, di quelle che bastano per riscaldare un letto, che ti accompagnano fin dentro ai sogni.

Mi distraggo e così facendo il treno si ferma, e trovo uno schermo ai deliri illusori dei minuti brevi che mi pungono gli occhi, il punto scivola sulla parete ed io apro il libro.

Vado a cercare le parole buone.

[1 feb 2016]

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