Ho richiuso la porta. Senza parole non posso proseguire, meglio starsene così, con la porta chiusa e senza occhi curiosi. Cerco di allontanare i pensieri verbosi e di raschiare nei ricordi i volti che si dissolvono, cerco di non mollare e mi riempio di musica.
Anche una chitarra può servire, io agito gli accordi al punto giusto per non dimenticarli e lei si fa seguire con indolenza di donna sola e voluttuosa, e allora si chiudono gli occhi, le dita e le mani nuotano afferrando le note come acqua di torrente limpido, il tempo si accorcia e si ricuciono le parole che emergono sbuffando e bagnando la mia noia.
Tengo la porta chiusa e conto le partenze e le schiene stanche, le parole adesso fuggono via dileguandosi con note di rap astioso, non c’è nulla da fare, forse non bisognerebbe contare e lasciare che le schiene stanche trovino riposo altrove, lontano dai miei occhi, dalle parole, dalle note distratte di una chitarra che non sa fermarsi.
Apro la porta. Ad occhi chiusi.